Ciao Professò……

Post del 10 ottobre 2018 (mai pubblicato)

– 15 Aprile 2018 –

Francesco -“pronto? ho trovato questo numero…”

Giuseppe -“Sono Giuseppe!”

Francesco -“Grande Giuseppe! Come Stai? io non bene…..”

Giuseppe -“Io bene, ho chiamato perché vorrei passare a fare un saluto…”

Francesco -“Credo che sarà difficile…..Comunque vada, tra noi esisterà sempre una corrispondenza Foscoliana…”

A quel punto non sono più riuscito a comporre una frase di senso compiuto, rispondevo a monosillabi tanta era la fatica di sopprimere il pianto. Questa è l’ultima telefonata che ci siamo fatti. Mi ha detto che dal giorno dopo sarebbe entrato in clinica per vedere cosa c’era da fare e con molto imbarazzo (cosa mai vista in lui!) ha declinato una mia richiesta di vederci. Mai usata la parola cancro, o la parola morte, niente di niente, era una giornata come un’altra, era un impegno da sostenere come tanti altri. Oggi quest’uomo se n’è andato. Anzi, diciamo le cose come stanno, oggi il mio Professore è morto. Con lui vola via una parte del mio cuore, quel cuore che grazie a  lui è cresciuto nel “romanticismo” dei Magni Poeti. Uomo di ferro, apparentemente scorbutico, anzi, non era apparente, lo faceva vedere molto bene. Pragmatico, preciso…ma con un cuore ed una romanticità infinite. Il terzo anno delle scuole superiori ebbi una professoressa che viveva la storia e l’italiano completamente sotto l’egida matematica delle regole. Tutto ciò cozzava con gli insegnamenti avuti alle scuole medie. Gli scrissi una lettera e lui mi attese alla fermata dell’autobus al rientro da scuola. Mi disse che ogni cuore, ogni mente, ogni anelito di dolcezza non verrà mai scalfito dalle regole, vivrà sempre, anche sotto le bombe dure delle regole che rendono sterili tanti sentimenti. Aveva una voce potente, quando urlava i banchi di scuola si “cappottavano”. Tanti anni fa (lavoravo già a Firenze) lo incontrai per caso e con il grande rispetto che nutro per lui gli dissi che ancora ricordavo quando in classe ci raccontò perché si era innamorato della moglie: ci disse che da ragazzi andarono in balera e lei iniziò a ballare con lui senza scarpe, per sentirsi libera. Questa cosa (oltre alla bellezza di questa ragazza) lo fece innamorare. In testa l’ho sempre idealizzato come il professor Keating del film L’Attimo Fuggente, era proprio cosi, uomo infinito ed immenso. Un pomeriggio di Giugno sono andato a trovarlo a casa, senza preavviso…ho sfidato la buona educazione ma sono andato. Speravo non si arrabbiasse per questa visita senza nemmeno una telefonata. Lo attendo nel giardino della sua casa, dopo qualche minuto arriva, fisicamente trasformato ma con gli stessi occhi e lo stesso sorriso. Faceva molta fatica a parlare, ma è stato bellissimo rivederlo. Siamo stati più di un’ora seduti in giardino a dialogare del passato in modo fresco e solare, come due persone che si stanno salutando coscienti che sarà per sempre ma nessuno dei due che lo dia a vedere. Ad un tratto gli dico “Professò la vedo stanco, io vado…..” e lui ha iniziato a recitare a memoria i primi 50 versi del DEI SEPOLCRI di Ugo Foscolo e mentre recitava piangeva e io lo ascoltavo e piangevo. Mi ha voluto omaggiare del grande senso di amicizia, di affetto e di stima che ci ha avvolto per tanti tanti anni ed ancora oggi quando ci penso piango. Dopo qualche giorno da quell’incontro venni a sapere che l’indomani pretese di essere accompagnato in libreria dove acquistò un libro L’ARTE DI ESSERE FRAGILI di Alessandro D’Avenia e, dopo avervi scritto una dedica, me lo fece recapitare. Ancora oggi non ho il coraggio di leggerne nemmeno la prefazione. Mi insegnò una cosa che rende l’uomo un “semi-dio”, mi ha insegnato che l’uomo può rendere un altro uomo immortale, eterno, e me la insegnò con questa frase di Ugo Foscolo: “un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda”. Gli ho voluto un bene immenso, gliene voglio ancora. Ho tanti ricordi, tanti….. Spero un giorno di poterli raccontare alla moglie ed alle figlie, alle quali chino la testa perché piene della Sua essenza. Ciao Professò, abbi cura del mio cuore, parlerò di te a chiunque.

“Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna: e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra’ l compianto de’ templi Acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d’Iddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove nè donna innamorata preghi,
nè passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.”

Ugo Foscolo

 

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